Nel ricordo di Luigi Pintor, quell'incontro a Cagliari nel 1993
Era stato invitato da un gruppo di ragazze e ragazzi che avevano dato vita all’associazione Ipogeo impegnata nella riscoperta e valorizzazione dei monumenti della cittàPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
"La semplicità è una smisurata ambizione ed è l'essenza della libertà", è uno dei tanti messaggi lasciati da Luigi Pintor del quale ricorre il centenario della nascita. E con semplicità Luigi Pintor si era presentato a Cagliari su invito di un gruppo di ragazze e ragazzi che avevano dato vita all’associazione Ipogeo impegnata nella riscoperta e valorizzazione dei monumenti della città, a partire dalla cripta di Santa Restituta nel quartiere di Stampace. C’era la volontà da parte di quei giovani, oggi ultracinquantenni, di dare un contributo alla causa della cultura e, in quel momento, Gianni Filippini, assessore e giornalista, offre una sponda fondamentale. Nasce così la prima edizione di Monumenti Aperti nel 1997 (anche se il progetto prende forma l’anno precedente). Monumenti aperti è il frutto di un laborioso lavoro preparatorio fatto di visite guidate domenicali nella Cripta (essenziali gli annunci nella pagina di Cagliari de L’Unione Sarda), di confronto, riunioni settimanali e incontri per ricordare fatti e personaggi della storia della Sardegna.
L’arrivo a Cagliari
Luigi Pintor, fondatore del Manifesto, scrittore, “intellettuale di punta della sinistra storica”, accompagnato dalla moglie Isabella, arriva a Cagliari per ricordare il fratello Giaime a 50 anni dalla sua morte. L’incontro si svolge proprio nella cripta di Santa Restituta il 30 novembre del 1993. Per i giovani di Ipogeo è un’emozione mai dimenticata. Non era stato facile trovare e convincere Pintor. Niente cellulari, si procedeva in modo “artigianale”. La telefonata al centralino del Manifesto, il primo contatto con Pietro De Gennaro, giornalista vicino a Luigi che diventa subito un convinto sostenitore dell’iniziativa. Parla con il “direttore”, invita gli organizzatori a non perdere la speranza. De Gennaro è sempre ottimista e rassicurante e alla fine, quando invece ogni speranza sembrava perduta, giunge la conferma definitiva, la notizia più bella: Luigi Pintor viene a Cagliari per commemorare Giaime. Frammenti di ricordi: gli “ipogeici” all’aeroporto accolgono gli ospiti che poi accompagnano all’hotel Moderno, palazzo signorile sotto i portici di via Roma oggi molto trascurato, dove alloggeranno. È un bel pomeriggio di sole.
L’atmosfera
Quella formidabile serata del 30 novembre del 1993: la magica atmosfera all’interno della cripta, luogo di storia sin dall’età tardo-punica e romana, e il filo rosso che lega la vicenda di Giaime Pintor, morto all’età di 24 anni, in seguito all’esplosione di un ordigno mentre tentava di raggiungere Roma per combattere il nazifascismo, al passato dell’ambiente ipogeico che era stato un rifugio dei cagliaritani in fuga dalle bombe devastanti nell’inverno e nella primavera del 1943. L’attore Mario Faticoni legge magistralmente un montaggio di testi curato da Massimiliano Messina (uno dei fondatori dell’associazione): un’idea drammaturgica che miscela saggi politici, memorie, poesia con richiami alle esperienze letterarie di Giaime Pintor, Rainer Maria Rilke, Luigi Pintor, Hermann Hesse. Le musiche sono di Alessandro Olla. Il critico letterario Giovanni Mameli e lo storico Giangiacomo Ortu offrono il loro contributo. Luigi interviene, saluta, ringrazia, con “semplicità”, a modo suo, con parole che ancora oggi restano nel cuore di chi le ha ascoltate.
La cena
Il “dopo” è una cena al ristorante Saint Remy. Altre scene ben impresse nella memoria dei giovani di Ipogeo. Con Pintor e la moglie, insieme ad Armando Serri, Vito Biolchini e Massimiliano Messina, ci sono gli amici sardi del Manifesto Marco Ligas e Francesco Tronci. In modo inatteso prende forma una lezione, poco accademica, fatta con grande stile e lucidità, sulla storia dell’Italia del Novecento: il comunismo, i giornali, la pace e la guerra, il ruolo degli intellettuali, Cagliari e la Sardegna. E quel giudizio espresso in modo netto, tagliente: “Ci sono state quattro tragedie nel Novecento: le due guerre mondiali, l’Olocausto e la demolizione dei casotti del Poetto”. Luigi Pintor, come “un animale rivierasco”, aveva trascorso (lo scrive in “Servabo”, nitido autoritratto), giornate gioiose nella spiaggia dei cagliaritani. E in via Fiume, tra Buoncammino e Castello, c’è una targa in marmo, seminascosta, che ricorda che in quello spazio c’era la casa in cui hanno vissuto Luigi e Giaime Pintor.