Il personaggio pubblico riconosciuto a livello mondiale come massimo oppositore della Federazione Russa capeggiata da Vladimir Putin porta il nome di Aleksej Naval'nyj. Nella sua strenua battaglia in nome della libertà, l’attivista e politico russo - leader del partito d’opposizione “Russia del Futuro” - è stato recentemente condannato a nove anni di carcere per le sue posizioni d’orientamento nazionalista e liberale e non ha mancato di far sentire il suo dissenso nei confronti dell’“operazione militare speciale”. I momenti cruciali del suo operato per la salvaguardia dei diritti civili trovano ampi spazi di riflessione in “Navalny”, documentario a cura del regista Daniel Roher, vincitore del premio Oscar nella medesima categoria e disponibile da adesso anche nel nostro paese su IWONDERFULL.IT. Vediamo perciò di inquadrare meglio quanto è bene tener presente prima di assistere alla visione: 

Il documentario pone una lente d’ingrandimento sul caso Navalny da molteplici punti di vista, raccontandoci la storia della sua famiglia fino alla lotta compiuta contro la corruzione durante gli anni di governo del presidente Putin. Pur consolidando con essa un nutrito seguito di sostenitori è finito presto fra le mire del Cremlino e oggi comunica con chi gli rimane vicino dalla cella in cui è recluso: «Se mi uccideranno, non arrendetevi». Sono tante le circostanze in cui Navalny ha rischiato la vita, dall’attacco subito nel 2020 che lo ha privato dell’80% della vista dall’occhio destro al tentato omicidio subito per avvelenamento con l’agente nervino Novichok. A seguito del rifiuto dei medici di prendersi carico delle sue cure, il 31 marzo 2021 ha intrapreso lo sciopero della fame e il mese successivo, dopo il sospetto di una possibile tubercolosi, si è pensato potesse morire da un momento all’altro. Con una lettera rivolta a Putin da parte di alcuni deputati russi per fornirgli immediata assistenza medica, Navalny ha potuto riprendersi completamente, salvo poi il 7 giugno trovarsi nuovamente costretto a subire l’arresto. 

Ciò che vedremo è probabilmente uno dei migliori documentari true crime di sempre, data in particolare la cura scrupolosa messa in campo nel ricostruire gli eventi che hanno portato all’avvelenamento di Aleksej durante il volo Tomsk-Mosca, destando immediati sospetti sul presidente Putin come mandatario dell’operazione. Affiancati dal giornalista bulgaro Christo Grozev, si cerca di fare chiarezza sull’attentato, telefonando direttamente ad alcuni dei soggetti coinvolti e giungendo perfino a prove dall’evidenza pressoché inappuntabile, da lasciare inevitabilmente di stucco. 

Lo stesso regista ha preso parte attiva alla protesta, con un appello concesso alla rivista Variety in cui esorta i colleghi a stabilire una netta posizione contro il regime “omicida” di Putin. «C'è un lato giusto della politica. E sì, i registi scelgono da che parte stare. Perché o sei dalla parte della moralità, della giustizia, dello stato di diritto e della democrazia, o sei dalla parte di una dittatura omicida che invade le nazioni sovrane e uccide bambini ogni giorno... La possibilità e la probabilità che questa fosse la sua ultima intervista era nella mia mente e non sapevamo cosa sarebbe successo. Non sapevamo se sarebbe stato ucciso. Non sapevamo se sarebbe stato condannato al carcere per il resto della sua vita. Ma quella domanda era molto reale...».

Sono disponibili alla visione i sottotitoli sia in italiano sia in inglese. Interessante notare tra l’altro come Navalny dimostri di parlare con dimestichezza anche l’inglese oltre al russo. Lo sentiremo tuttavia esprimersi  per la maggior parte delle volte con la sua lingua d’origine: nel corso delle conversazioni con la famiglia, con i colleghi e nel merito dei numerosi filmati d’archivio contenuti nella pellicola. 

Viene inoltre concesso un generoso spazio alla moglie Yulia Navalnaya e alla figlia Dasha Navalnaya, oltre agli interventi di buona parte degli allineati alla protesta anti-Putin che hanno saputo distinguersi nel corso degli anni: l'attivista, politico e blogger russo di origini ucraine Zakhar Navalny, la giornalista investigativa russa Mariya Pevchikh, il giornalista investigativo bulgaro Christo Grozev, il politico, informatico, attivista russo e capo di gabinetto della campagna di Alexei Navalny per le elezioni presidenziali del 2018 Leonid Volkov, la portavoce di Navalny Kira Yarmysh, l'attivista russo Georgy Alburov, l'atleta russa Anna Biryukova, il giornalista del settimanale tedesco Der Spiegel Fidelius Schmid, il giornalista della CNN Tim Lister e la giornalista e conduttrice televisiva della CNN Clarissa Ward.

Distribuito da Wonder Pictures, il film è stato proiettato nei cinema italiani  dal 22 marzo e, come accennato in apertura, è ora accessibile direttamente dalla piattaforma online iWonderfull. Un motivo valido per non lasciarselo sfuggire, così da maturare la propria personale idea su questioni d’attualità che mai come adesso manifestano un’urgenza esplicita. 

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