"In memoria delle leggi razziali italiane, volute dalla dittatura fascista e firmate dal re Vittorio Emanuele III il 5 settembre 1938, il rettore, a nome dell'Università di Cagliari, riconoscendo la responsabilità dell'ateneo per gli atti che videro il mondo accademico inerte e complice verso le scelte del regime, che giunsero all'emanazione delle leggi razziali, chiede ufficialmente scusa alle famiglie dei docenti allontanati dall'insegnamento universitario nel 1938 Doro levi, Alberto Pincherle e Camillo Viterbo".

Sono le parole con cui il rettore Maria Del Zompo e l'Università del capoluogo, a 80 anni dalle leggi razziali, hanno reso omaggio ai docenti espulsi dall'ateneo in seguito alle leggi razziali e antisemite volute dal regime fascista. L'occasione è stata una cerimonia svoltasi ieri mattina in Università, alla presenza dei figli di éincherle, Giovanni Alberto e Marcella.

Levi insegnava Archeologia e Storia dell'arte greca e romana, Pincherle era docente straordinario di Storia delle religioni, Viterbo era un giurista ed economista.

"Grazie agli studi dei nostri storici (Francesco Atzeni, direttore del dipartimento di Storia) ho scoperto che il nostro ateneo aveva dato applicazione alle leggi razziali ed espulso tre nostri illustri docenti. Ci è sembrato doveroso - ha aggiunto Maria Del Zompo - dare un segnale di condanna e suscitare una riflessione sull'argomento".

"Mio padre aveva capito con gli occhi dello storico che era necessario abbandonare l'Italia perché a breve sarebbe stata invasa dai tedeschi", ha raccontato Giovanni Alberto. "Avevo solo sei anni, ma ricordo ancora il viaggio durato un anno in Perù". L'esperienza all'Università del capoluogo durò un anno. "Un periodo durante il quale mio padre aveva stretto buoni rapporti con i colleghi e gli studenti", afferma la figlia Marcella. "Aveva anche cercato casa. L'ebreo italiano era pienamente integrato nella società. È stata la difesa della razza e Mussolini a causare l'antisemitismo".
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