“Mr Darcy me lo disse subito: “Sono sposato e ho due figli [...] C’era tutto per stare tranquilla. Una moglie, due bambini di sette e cinque anni, maschio e femmina, e mille chilometri di distanza fra le nostre città. Era al di là di ogni tentazione. A dispetto della scarsità di uomini, non mi arrendevo a frequentarne uno impegnato".

È così che la protagonista racconta la sua storia. Lei che è una donna in carriera, dedita al suo lavoro di giornalista, con alle spalle una serie di relazioni sentimentali inconsistenti. Non ha deciso di innamorarsi di un uomo sposato, è successo e basta. Darcy era un suo lettore, l'ha cercata e hanno iniziato a sentirsi telefonicamente, fino a vedersi poche volte al mese, grazie a dei viaggi di lavoro; per poi giungere a vivere una relazione a distanza. Darcy è un uomo spostato, con figli, ma non riesce a far fronte alla sua crisi coniugale e a interrompere la relazione con la moglie: "Magari il senso del nostro incontro stava in questo: dare nuova linfa a un matrimonio in crisi, e io rappresentavo lo strumento per riaccendere il motore. Bei discorsi, molto politicamente corretti, che mi permettevano di allontanare l’etichetta dell’«Amante», un marchio di fabbrica sgradevole comunque lo si legga”.

Lui le promette che ne parlerà con la moglie, promesse che restano vane e che alimentano un’attesa senza concretizzazione. E così si ritrova a fare l’amante, un ruolo che mal sopporta: “Perché mai stanno tutti a giudicarla e nessuno si chiede quali sacrifici deve affrontare e quanti rospi deve ingoiare? Perché non dedicare per una volta un pezzo a quelle che aspettano pazienti, ci sperano, credono veramente che lui lascerà la moglie per andare a vivere con loro, e poi restano senza niente, sole con la vita a pezzi?". Lei non vuole definirsi una sfasciafamiglie, crede in quell'amore che sembra averla fatta rinascere, che l’ha sottratta alle frustrazioni quotidiane e l’ha fatta sentire amata: "Perché quando si diventa «l’Altra», si ha la certezza che per noi sarà diverso, perché ogni storia è diversa […] Sono poi i fatti a darci ragione o, il più delle volte, torto".

Darcy infatti, quando non c'è il lavoro o il calcetto come scusante, torna in famiglia e la lascia sola. Vietate le telefonate, i messaggi, se non la sera tardi, quando tutti vanno a letto. Nessuna ricorrenza da festeggiare insieme, nessuna vacanza, un senso di solitudine in perenne attesa di essere colmato: "L'Altra queste cose ce le deve avere ben chiare, quando intraprende una relazione che non sia solo una sbandata [...] Perché resistevo? Perché ero certa, dentro di me, che non mi stava prendendo in giro. Vedevo quanto era tormentato. Nei suoi occhi scorrevano a intermittenza la luce e il buio, la gioia e la tristezza".

Col tempo, però, questo ruolo comincia a starle scomodo, rinchiusa nell'ombra di una relazione che non si evolve: "Anche l’amore più grande, ridotto in dosi omeopatiche, rischia di non produrre più linfa, coraggio, incoscienza e temerarietà, qualità indispensabili per lanciarsi in un progetto così impegnativo come una relazione".

“L’Altra” è un romanzo di Elvira Serra, edito da Mondadori.

È un libro che racconta l’altra faccia del tradimento coniugale: il punto di vista dell’amante. Giochi e ombre che si susseguono in attese, speranze, e nella fervida credenza che lui lascerà la moglie. Uno stato di sospensione che comporta una relazione a intermittenza, intervallata da pochi momenti di luce.

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La protagonista ci racconta il ruolo dell’Altra e della frustrazione che vive. La funzione dell’amante, infatti, implica uno stato di incertezza, che convoglia le proprie energie nella speranza di un rapporto formalizzato. Una relazione che rimane, invece, intrappolata nelle fasi di attrazione e innamoramento, che non permettono il consolidamento di una relazione matura, fondata su un impegno reciproco. E come nel romanzo, l’amante attende le briciole di un amore che non la renderanno mai realmente libera di vivere l’esclusività di un rapporto.   

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