Si inaugura domani a Sestu "Fanti e Carabinieri", mostra di cimeli e documenti legati alla Grande Guerra e all'Arma.

Una rassegna dalle forti emozioni, che punta a trasformare il racconto di un periodo buio e dai più conosciuto solo attraverso i libri di storia in una carrellata di concrete testimonianze di ciò che la guerra fu da chi l’ha vissuta in prima persona.

Di particolare suggestione le immagini d’epoca che raccontano il contributo fornito dai Carabinieri durante lo sforzo bellico del Paese. E non solo.

LA SARDEGNA - Il legame fra l'Arma e l'Isola è infatti qualcosa che arriva da lontano, e che ufficialmente nasce nel 1822, e nello sforzo da allora intrapreso per pacificare un territorio aspro, povero di ricchezze naturali, ma ricco di orgoglio e rispetto delle tradizioni.

Nell'esposizione che si apre a Sestu, dunque, l'importante ricerca storica di chi ha voluto ricostruire questi 204 anni di instancabile presenza, anche attraverso lettere e attestazioni di merito rivolte alle centinaia di uomini che, sul senso dello Stato e la garanzia della sicurezza, dell'ordine e della legalità nell'Isola hanno fondato la loro vita, nel rispetto di valori quali patria, onore e giustizia.

IL BANDITISMO - Al centro della mostra anche il fenomeno del banditismo, a lungo combattuto con operazioni che furono caratterizzate da cruenti conflitti a fuoco e che portarono ad un alto tributo di vite e di sangue.

Nel solo decennio 1890-1900, 29 furono i carabinieri caduti nella lotta al banditismo in Sardegna. E fra gli episodi più ragguardevoli di menzione quello ad opera del maggiore dei carabinieri Eugenio Baratono, comandante la Divisione di Sassari, che il 29 maggio 1894, alla testa di 16 carabinieri, affrontò in una masseria i feroci banditi De Rosas e Angius, catturandoli dopo un violento scontro a fuoco che costò la vita al valoroso maresciallo Vittorio Audisio.

Tra le centinaia di operazioni ricordate nella mostra, anche l'uccisione in conflitto del bandito Paolo Criscialuzzu (nel 1893), la cattura dei famigerati Liberato Onano e Moro Torracorte, autori di efferati delitti fra il 1878 e il 1881, l'uccisione del bandito Salvatorangelo Dettori, avvenuta l'8 aprile 1899, e le operazioni condotte dal capitano Giuseppe Petella, dal brigadiere Lussorio Cau e dal Brigadiere Lorenzo Gasco, che si distinsero l' 11 luglio 1899 nella "battaglia di Morgogliai" ad Orgosolo, conclusasi con l'uccisione di quattro feroci e temutissimi banditi e il ferimento di un quinto.

E ancora l’operazione del 12 agosto 1949, quando tre carabinieri persero la vita e altri sei vennero feriti in modo grave in un assalto dei banditi sardi. Un episodio su cui fu presto fatta giustizia: nel maggio 1950 veniva catturato il bandito Liandreddu, nome famigerato e temuto. A luglio era la volta di suo zio, Giovanni Battista Liandru. Nell’aprile 1951 il più pericoloso latitante sardo, Francesco Sini, veniva assicurato alla giustizia.

Erano anni di alta tensione, cui venne posta la parola fine con il consolidarsi dello Stato unitario e col perfezionarsi degli organi della pubblica amministrazione, quando la delinquenza assunse forme e proporzioni normali, anche se dissimili da regione a regione.

Una rassegna che invita a riscoprire la storia e il passato, dunque, e che vede coinvolti nell'organizzazione, accanto all'Arma dei Carabinieri, il comune di Sestu, la locale Pro Loco e l'associazione "La storia e la memoria di Cagliari". L'apertura è prevista sino al 20 maggio prossimo (locali FACCIN di Sestu, via Roma 26).

(Unioneonline/v.l.)
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