Un vecchio pannello esplicativo, ormai consumato dal tempo, campeggia all’ingresso del colle di Corchinas, incuriosisce e invita a procedere oltre, ma non si può perché è tutto chiuso. Il sito archeologico di Cornus, l’antica città costiera, è inaccessibile ai visitatori e completamente invaso dalle erbacce. Uno scenario desolante che si ripete ormai da diversi anni ogni primavera e non rende onore all’importante ruolo storico della città punica, poi paleocristiana, e scoraggia i tanti turisti e appassionati che vorrebbero visitarla.

Dopo gli scavi del 2024 coordinati dalla Soprintendenza dei Beni Culturali di Cagliari-Oristano, un silenzio tombale è calato sull’antica cittadina e necropoli, solamente le erbacce, in questa primavera un po’ piovosa, crescono rigogliose e coprono malinconicamente le antiche vestigia, con grande rammarico dei visitatori che si lamentano dell’assenza di guide, di informazioni e di servizi. Il progetto di 390mila euro (300mila della Regione più altri 90mila del progetto Pilota di Cuglieri) di manutenzione e valorizzazione dell’intera area è fermo al palo. Esiste solo il documento preliminare che è stato inserito nel programma delle opere pubbliche triennali 2025-27 dall’amministrazione comunale guidata da Andrea Loche che afferma «siamo quasi pronti a farlo partire». Si tratta di un progetto, in accordo con la Soprintendenza, per la cura, del sito, con ulteriori scavi a Corchinas, poi le recinzioni fino a Columbaris, sistemazione della casa del custode, nuovo impianto elettrico e rete idrica. Interventi necessari per creare i percorsi di visita in sicurezza.

Ma ancora niente e curiosi e visitatori, ammaliati dalle coste mozzafiato di Santa Caterina e S'Archittu, non possono scoprire la ricca storia del territorio perché il sito è inaccessibile.

Necessita di pulizia, manutenzione continua e sfalcio dell’erba che il Comune può fare solo con autorizzazione della Soprintendenza. L’organo del Ministero della Cultura che governa il territorio dal 2020 a oggi ha investito ben 700mila euro per lo studio, messa in sicurezza e valorizzazione del sito archeologico, uno dei più importanti della Sardegna. Lo scorso anno sono state «consolidate le strutture della basilica funeraria, di quella episcopale e dell’aula battesimale,  è emerso quindi un nuovo settore edificato nella parte meridionale del complesso», spiega l’ente ministeriale. L’archeologia che potrebbe essere uno dei punti di forza dello sviluppo turistico di Cuglieri non è decollata del tutto. Eppure Comune e Soprintendenza, unici enti deputati a curare e gestire il bene storico, hanno un progetto definito: itinerario archeologico che, passando dai siti agli spazi museali, possa offrire ai visitatori un percorso culturale completo, però ancora tutto da realizzare.

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