È opinione comune che il cinema abbia saputo conquistarci nel corso delle generazioni grazie anche all’appeal dei suoi interpreti, che insieme alle prove recitative hanno vantato look fortemente caratterizzanti in grado di valorizzare le interpretazioni sul set e restare impressi nell’immaginario collettivo. Il tratto estetico legato all’abbigliamento cinematografico lo si ricorda soprattutto pensando all’epoca della Golden Age hollywoodiana, con vere e proprie notorietà quali - fra le tante - Marylin Monroe, Marlon Brando, Audrey Hepburn o Cary Grant. Lo stesso concetto di cult movie è strettamente intrecciato alle figure iconiche dei suoi personaggi, basti pensare ad esempio agli occhiali da sole di Tom Cruise in “Top Gun” o alle giacche appariscenti in “The Goodfellas” di Scorsese. Qui a seguire alcuni degli esempi fra i più memorabili in cui cinema e moda trovano la combinazione perfetta: 

Con l’uscita nel 1955 di “Gioventù Bruciata”, simbolo degli anni 50 che ha consacrato James Dean fra le vette dello star system - scelto al posto di Marlon Brando per il ruolo di protagonista -, la famosa t-shirt bianca tenuta indosso in ogni occasione è diventata il tratto riconoscibile di tutti i giovani ribelli dell’epoca. Capo d’abbigliamento ricorrente fra gli atleti e i marinai negli anni 30, furono proprio le icone di Hollywood a dare nuova vita all’indumento, esprimendo con esso il sentimento di rottura da parte dei giovani con la cultura d’appartenenza e la fervida volontà di distinguersi dalle generazione dei propri genitori. È così che Jim Stark, con la t-shirt bianca sotto il bomber, ha saputo scandalizzare e incantare allo stesso tempo. 

Il modello Wayfarer degli occhiali da sole diventati un must per orde di adoranti fan dei “The Blues Brothers”, film del 1980, sono ancora oggi il primo tratto distintivo dell’immortale duo. Realizzati per la prima volta nel 1956, si fecero riconoscere per una montatura non più in metallo, facendo breccia non solo tra le star hollywoodiane degli anni 50 e 60 ma anche tra personalità di spicco quali ad esempio J.F.Kennedy. Il look spiccatamente black dei paladini del Blues  - con annessi completo e cappello - poteva perciò vantare questo ulteriore tocco di classe: gli occhiali tenuti indosso a qualsiasi orario, in qualsiasi situazione e anche nei momenti a maggior tasso di adrenalina, quando una vista più chiara avrebbe certamente giovato. Viene in mente solo un momento - vero pezzo di storia del cinema - in cui Jake si arrende nel toglierseli di dosso. Andare a rivederselo può essere una buona ragione per l’ennesimo rewatch.

Il sequel del primo, memorabile “Ritorno al Futuro” uscito nel 1989 - semplicemente col titolo di “Ritorno al Futuro - Parte II” - è considerato unanimemente uno dei migliori seguiti cinematografici mai realizzati. Ambientato in un ipotetico 2015, il futuro immaginato per l’episodio vanta una nutrita gamma di prodotti tecnologici che, visti con gli occhi dell’epoca, lasciavano lo spettatore incollato allo schermo tanto era il senso di meraviglia che sapevano suscitare. Come non ricordare a questo proposito le scarpe auto-allaccianti di Marty McFly, protagonista della trilogia, capaci di aderire perfettamente e autonomamente alla sagoma del piede di chi le indossava, oltre ad esibire un perfetto stile anni ottanta che ai tempi andava per la maggiore. Con orde di fan desiderosi di poterle acquistare prima o poi, la Nike s’è decisa a realizzarne una replica ben 26 anni più tardi, ma senza la funzione auto-allacciante. Per godere anche di questa sensazionale feature s’è dovuto attendere fino al 2016, con un nuovo paio non proprio adatto a tutte le tasche.

L’interpretazione che ha fatto conoscere al mondo intero Sharon Stone, spianandole la strada per una lunga serie di successi, è quella che possiamo ammirare in “Basic Instinct”, film del 1992, dove accanto alla sua pericolosa ambiguità rimane impresso lo sfoggio provocante delle sue vesti, esaltandone le fattezze e definendone i tratti psicologici. Segnato da una critica divisa fra grandi esultanze e inneggi allo scandalo, questo appariscente elaborato di thriller e soft porno venne all’epoca contestato dai movimenti gay e preso di mira per l’uso smodato di sigarette. Ma ciò che più di tutto il resto fece esplodere la curiosità tra gli spettatori fu la scena maggiormente riconoscibile di tutto il film, che immortala la Stone nel pieno della sua carica erotica, preda di un interrogatorio da parte della polizia, con indosso solo abiti succinti e neppure l’ombra di biancheria intima. 

Il giallo e il nero sono i colori della fatalità in ”Kill Bill - Volume I”. Del maestro Quentin Tarantino, uscito nel 2003, parliamo di un vero esempio di cinema cult in cui l’affascinante Uma Thurman da vita a un personaggio divenuto emblema di tutta la filmografia del regista, sfoggiando insieme alla sua inseparabile katana una tenuta da combattimento assolutamente indimenticabile, esplicita citazione a  Bruce Lee e al look che lo ha reso altrettanto leggendario. Non a caso, la tutta gialla con bande laterali nere è la stessa che si può ammirare in “L’ultimo combattimento di Chen”, pellicola che ha coronato la carriera del compianto attore. La strizzata d’occhio di Tarantino assume ancora più forza se si pensa che il film con Bruce Lee rimase incompiuto, vista la sua morte prematura. Possiamo allora gioire dello stesso outfit carismatico grazie alla figura vendicativa della Sposa. Indimenticabile la scena contro i Crazy 88 nella Casa delle Foglie Blu di O-Ren, dove il giallo-nero emerge ancor più visibile fra gli avversari vestiti con abiti scuri e volto coperto. 

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