Un'opera lirica perduta, il passato che ritorna, le radici algheresi, il cuore catalano. Antonio Marras riscrive la moda alla Milano Fashion Week, ispirato per la collezione autunno inverno 2025-2026 da "La bella d'Alghero": un melodramma scritto da Antonio Boschini e musicato da Giovanni Fara-Musio nel 1892, che andò in scena solo una volta, al Teatro Rossini di Pesaro in occasione del Centenario Rossiniano, e rimase poi chiuso negli archivi di Pesaro. Un passionale intreccio d'amore ricostruito grazie a Massimiliano Fois e Raffaele Sari Bozzolo e ricreato per la sfilata.

In prima fila Geppi Cucciari, che a Sanremo ha sfoggiato tre abiti di Marras, celebrando l'amore per l'Isola e la loro amicizia più che decennale, e Sharon Stone, occhiali da sole, completo gonna e cardigan con frange luminose. «Una donna che non sente il bisogno di nascondere i segni del tempo e anche un'artista, con la quale ci scambiamo disegni ogni giorno», dice Marras. Tra gli ospiti anche l’attore spagnolo Arón Piper, Tedua e Michele Bravi.

L'idea è evocare un gruppo di teatranti che in arrivo da Barcellona sbarca ad Alghero contaminando con il proprio stile le tradizioni sarde. «Un gemellaggio che lega le due città da sempre – sottolinea il designer -. Ho immaginato una grande carovana di attori che attraversa il mare su un piroscafo per arrivare ad Alghero e portare in scena l’opera». Ecco quindi le due sorelle, la bella Eulalia e “l'amore che acceca” Rosalia, il conteso Efisio e il promesso Gavino. Fa da sfondo Alghero, il 29 settembre: è durante la festa di San Michele che si dipana l'intreccio di amori tormentati che finiscono per sfociare nella plateale morte del protagonista, gettatosi dal promontorio di Capo Caccia. I colori seguono la traccia del turbine sentimentale: prima il cupo nero, poi tinte grigie e verde sottobosco, seguono il bianco e il rosso passione e, in mezzo a note gialle e fucsia, di nuovo lo scuro quando si sprofonda nel melodramma.

Nello scenario minimal e industriale scelto per l'evento, la Fabbrica Orobia, subito emergono silhouette sensuali e aderenti. Ad aprire la passerella, anticipata dal rumore delle onde del mare, è una serie di abiti di tulle e bustier in tessuti stretch, seguiti da gonne a matita con balza sul fondo. Poi gonne patchwork accompagnate a bustier o ad abiti kimono, i completi maschili con giacca nei pantaloni dalla vita alta e i cappotti ricamati. «Parola chiave stratificazione - spiega Marras - in ogni abito ci possono essere anche dieci materiali diversi». Sono incredibili le lavorazioni: ricami, inserti patch, decori, volute, stampe a mano, flock e plissé. I tessuti: gessato, Principe di Galles, velluti, broccati e damasco, ma anche pelle, denim, taffetà, twill di seta, georgette, satin, voile e tulle. Gran finale con abiti dedicati ad Antoni Tapies i Puig, pittore e scultore di Barcellona scomparso nel 2012, con pepli di chiffon e disegni realizzati dallo stesso Marras: «Un artista che mi ha sempre affascinato». Un viaggio incredibile trainato dalla colonna sonora scelta dallo stilista in omaggio alla sua famiglia: «Verde Luna, ad esempio, è una canzone d’amore che cantavano i miei genitori. La colonna sonora è quasi totalmente al femminile, unica eccezione Claudio Villa, il cantante preferito da mio padre, con la sua Granada cantata in spagnolo».

In una fusione perfetta tra moda e arte lo stesso Marras, insieme a una compagnia catalana, sta adesso lavorando per riportare "La bella d'Alghero" in teatro grazie alla collaborazione con il Comune di Alghero, dove si punta a tenere la prima. «Antonio è un’eccellenza per tutto il mondo, per la nostra città è un orgoglio - le parole del sindaco Raimondo Cacciotto, anche lui a Milano -. Con lui diffondiamo bellezza».

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