È morto a 108 anni lo scrittore e intellettuale Boris Pahor. Ne dà notizia l'agenzia di stampa slovena Sta.

Nato a Trieste nel 1913, Pahor è considerato il più importante scrittore sloveno con cittadinanza italiana e una delle voci più significative a difesa delle minoranze linguistiche oltre che nel racconto della tragedia della deportazione nei lager nazisti.

Testimone in prima persona delle tragedie del Novecento, ha scritto una trentina di libri tradotti in decine di lingue, tra cui “Qui è proibito parlare”, “Il rogo nel porto”, “La villa sul lago”, “La città nel golfo”.

Fra i riconoscimenti la doppia onorificenza, italiana e slovena, che gli è stata attribuita il 13 luglio 2020, in occasione dell’incontro tra i capi di Stato dei due Paesi per la restituzione alla minoranza slava del Narodni Dom, la sua Casa del popolo bruciata a Trieste dai fascisti cento anni prima.

Nato a Trieste il 26 agosto 1913 da suddito dell’Impero austro-ungarico, quando la città giuliana ospitava la comunità slovena più numerosa in assoluto, anche rispetto a Lubiana, Pahor si era ritrovato bambino sotto la giurisdizione del Regno d’Italia. Nello stesso periodo, come aveva raccontato a “la Lettura”, era sopravvissuto al flagello dell’influenza detta Spagnola.

E a nemmeno sette anni, nel luglio del 1920, aveva assistito appunto al rogo del Narodni Dom triestino, sede delle associazioni slovene, dato alle fiamme dagli squadristi dello spietato gerarca Francesco Giunta.

(Unioneonline/v.l.)

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