Un giorno che passerà alla storia come Martedì nero.

Era il 29 ottobre del 1929 quando allo Stock Exchange di New York, sede del mercato finanziario più importante per volume degli Stati Uniti, crollava la borsa valori. Il prezzo delle azioni di enormi imprese, come la General Electric, precipitò.

La causa fu lo scoppio di una bolla si stava gonfiando a dismisura soprattutto dalla Prima guerra mondiale, con gli Stati del Vecchio continente che si combattevano e le banche americane che prestavano soldi. Un’enorme quantità di denaro, che tornò con tanto di interessi, e che sotto forma di altri prestiti portò grande benessere nei “Ruggenti Anni Venti”.

Ma senza alcun controllo da parte di governi e banche centrali, senza conoscere adeguatamente gli strumenti finanziari, senza la certezza che i creditori avrebbero restituito i soldi, il disastro era dietro l’angolo.

La cosiddetta Grande depressione sconvolse l'economia di tutto il mondo, con forti ripercussioni anche durante i primi anni del decennio successivo. La recessione colpì i Paesi industrializzati, soprattutto quelli che basavano la loro economia sull'industria pesante, e quelli esportatori di materie prime con un calo generalizzato della domanda e della produzione. Il commercio internazionale diminuì a dismisura trascinando al ribasso i redditi dei lavoratori, il reddito fiscale, i prezzi e i profitti. 

La crisi non fu mai completamente superata, almeno fino allo scoppio della Seconda guerra mondiale.

(Unioneonline/D)

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