Si rafforza il gemellaggio che rinnova i valori in cui ha creduto il comandante “Geppe”, il partigiano cagliaritano Nino Garau, che nei giorni della lotta contro il nazifascismo, alla guida della “Brigata Aldo Casalgrandi”,  ha offerto il suo contributo per liberare Spilamberto, in provincia di Modena. Il patto tra i due comuni, a cui ha legato il suo destino, ha avuto un ulteriore sigillo nell’incontro che si è svolto ieri a Palazzo Bacaredda e che ha unito, nel ricordo, Nino, morto nel luglio del 2020 all’età di 96 anni, e la moglie Luciana Magistro scomparsa nei giorni scorsi. Sono intervenuti il sindaco del comune emiliano Umberto Costantini e il presidente dell’assemblea civica di Cagliari Edoardo Tocco. Con loro Dino Garau, il figlio del partigiano, la nipote Francesca Nurra, i consiglieri Andrea Dettori e Antonello Angioni, che hanno dato slancio all’iniziativa, il gruppo dei ricercatori di “Issasco”, guidato da Walter Falgio, che hanno riportato alla luce la straordinaria figura del comandante Geppe.

Custodi della memoria

E, alla vigilia del 25 aprile, c’erano, accompagnati dagli insegnanti, gli studenti delle scuole di Spilamberto e del Liceo classico “Dettori” e del Convitto nazionale “Vittorio Emanuele II” di Cagliari. Ragazze e ragazzi che devono tramandare la storia e la memoria di Nino Garau. «Grazie a uomini come lui oggi abbiamo la nostra libertà e un sistema di diritti e doveri che sono la base della convivenza civile», hanno detto gli studenti arrivati da Spilamberto. «Ha rinunciato a una vita tranquilla in Sardegna per andare a combattere contro i totalitarismi in uno dei luoghi simbolo della Resistenza», hanno aggiunto i loro coetanei sardi.

La svolta

 La vita di Garau cambia radicalmente dopo l’8 settembre del 1943. Come ricorda il ricercatore di Issasco Walter Falgio nel volume “La Sardegna e la guerra di Liberazione, «si trova a Forlì, dove ad agosto da Caserta erano stati trasferiti gli allievi ufficiali a seguito dell’avanzata delle forze alleate». Annota il comandante “Geppe” nel suo diario: «L’otto settembre, quando ci svegliammo non trovammo più alcun ufficiale. I nostri superiori erano spariti senza darci alcuna direttiva: si sentiva solo dalla radio il proclama di Badoglio». Comincia ad avere contatti con ambienti antifascisti emiliani e poi, attraverso un parente modenese, entra nelle fila della Resistenza. Quello che succede dopo spiega l’eterna gratitudine nei suoi confronti del comune di Spilamberto. «Era il 23 aprile del 1945: solo allora potemmo affermare - scrive Garau – che Spilamberto e tutta la quinta zona fossero stati liberati prima dell’arrivo degli Alleati». Umberto Costantini ha un altro progetto che vorrebbe presto realizzare: «Far incontrare tutti i giovani nei luoghi in cui “Geppe” organizzò la lotta partigiana per riflettere insieme su cosa oggi si può fare per resistere ai fascismi che si manifestano con altri nomi e nuove forme». 

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