«Cara Unione,

vorrei condividere una conversazione alla quale ho assistito pochi minuti fa sul volo Cagliari-Milano e che mi ha molto turbato.

Una distinta signora di Pavia raccontava del suo weekend appena trascorso in Sardegna descrivendola come una «terra ancestrale, dal sapore arcaico, tanto selvaggia quanto paradisiaca». Ascoltando quelle parole il mio cuore sardo si è riempito di orgoglio. Tuttavia questo sentimento si è presto tramutato in sconforto non appena il racconto è passato alla descrizione, con dovizia di particolari, dei sardi: «Isolati, non hanno neppure la fibra e per questo non hanno interessi, tant'è che a pranzo mangiano e basta perché non hanno argomenti di conversazione, non leggono se non il giornale». Proseguendo con «noi siamo più fortunati, abbiamo una vastità di interessi e se vogliamo vedere una mostra andiamo a Milano». Avrei dovuto intervenire? Forse, magari per ricordarle dei nostri imprenditori, che l'unica donna italiana a oggi insignita del Nobel era una signora di Nuoro che con la lettura e la scrittura ci sapeva fare, per dirle che se anche isolana io mi sono laureata a Cagliari (e sì, abbiamo anche l'università), ho girato il mondo, sono la manager di una multinazionale con sede a Milano, ma tutti i fine settimana torno in Sardegna proprio per coltivare qui i miei tanti interessi. E a pranzo amo conversare di tutto.

Intanto spero che la signora si possa godere quel grazioso vassoio di sughero per il "porchetto" che dei sardi molto generosi le hanno regalato.

A si biri».

Sara

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