Pubblichiamo oggi la toccante riflessione di un lettore sulle drammatiche conseguenze dell'uso di stupefacenti.

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"Gentile redazione,

scrivo per raccontarvi di un incontro che mi ha sconvolto.

Qualche giorno fa passeggiando con il mio cane incrocio una mia vecchia amica. Avevo 18 anni e la ricordo come una bellissima ragazza.

Ho incontrato una donna diversa: un viso completamente sfigurato, capelli spettinati, annodati, senza trucco e con vestiti vecchi e consumati. Cerchi scuri sotto gli occhi, con pochi denti e dove erano rimasti, solo carie e denti marci e sporgenti. Lei mi guarda e si sofferma sul mio cane per accarezzarlo. Cerco di guardarla con più attenzione e guardandola bene, rivedo in questa donna devastata una copia sbiadita di quella bellissima ragazza di 23 anni fa.

Lei, capendo il mio imbarazzo per non averla riconosciuta, mi dice che è normale che non mi ricordi di una donna che da 20 anni fa uso di eroina.

Senza pensarci la guardo e l'abbraccio per esprimerle il mio affetto. Sento in quell'abbraccio le sofferenze di questi ultimi suoi 23 anni di dolore e tossicodipendenza.

Questo incontro ha lasciato nel mio cuore una ferita perché per l'ennesima volta ho toccato con mano la disperazione e quanto possa essere terribile cadere nel mondo dell'eroina.

Lei era bellissima e dopo 23 anni, di quel viso angelico resta solo il ricordo. Ma oltre all'incontro, quello che fa ancora più male sono le sue parole: "La droga equivale alla morte. Se non fai niente per uscirne, finirai con il morire. Essere un tossicodipendente è come essere imprigionati. Trascorri l'intera giornata cercando o prendendo droga. Sei su di giri per tutto il pomeriggio, la notte vai a dormire 'fatto' di eroina. E vivi solo per questo. Sei in una prigione. Puoi sbattere la testa contro il muro, senza fermarti, ma non vai da nessuna parte. Alla fine, quella prigione diventa la tua tomba".

Andrea Zirilli - Cagliari

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