"Gentile redazione,

nella ricorrenza della Liberazione dal nazifascismo sono riapparsi alla TV tre bei film che ripropongono l’atmosfera di quei giorni, pieni di paura e di speranza.

'Il federale' narra di un fascista fazioso e un po' tonto, Primo Arcovazzi, incaricato di rintracciare e consegnare al partito il professor Bonafè, designato dagli antifascisti alla carica di Presidente del Consiglio dell’Italia liberata; a missione compiuta arriverà forse la promozione a federale. Dopo una serie di vicende tra il comico e il drammatico, Arcovazzi, catturato il professore, raggiunge la periferia di Roma, acquista da un ambulante una divisa nuova da federale, la indossa, pregustando la futura promozione, e s'incammina impettito seguito dal prigioniero. Incontra soldati che festeggiano, ma non sono commilitoni, sono giovanotti dell'esercito americano che guardano con indifferenza la fiammante divisa di regime. Non così i passanti, che si scatenano contro il portatore dell'odiato indumento e farebbero immediata giustizia se non intervenisse il professore, che lo porta in salvo lontano dalla folla.

La vicenda del secondo film, 'Mussolini ultimo atto', è la narrazione degli ultimi giorni di vita del dittatore, giustiziato dai partigiani insieme all'amante Claretta Petacci, poi entrambi abbandonati all'oltraggio della folla a Piazzale Loreto. Nello sfondo i partigiani, il Comitato di liberazione dell'Alta Italia, gli alleati vincitori e liberatori e una chiara idea di futuro.

Il terzo film s'intitola 'In guerra per amore', di Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif. Il protagonista è Arturo Giammarresi, giovane americano oriundo siciliano, innamorato di una ragazza oriunda anche lei, che purtroppo risulta promessa al figlio di un amico del boss Lucky Luciano. Ma Arturo non demorde. Arruolatosi nell'esercito, sbarca in Sicilia alla ricerca del padre della ragazza, residente a Crisafulli, nella speranza di ottenerne l’assenso. Lo ottiene presentandosi con in dosso la divisa avuta in prestito da un ufficiale americano, mentre la mafia lo condanna a morte. Sullo sfondo, le vicende dello sbarco alleato nell'Isola con l'aiuto della mafia locale, che assicura la collaborazione degli abitanti e in compenso ottiene potere, insinuandosi nelle file della Democrazia Cristiana, che subentra al Partito fascista nella gestione dei poteri locali. Il film ha tre finali: a) la morte dell'ufficiale amico di Arturo, scambiato per quest'ultimo e ucciso dalla mafia; b) il ritorno di Arturo negli Stati Uniti, dove cerca invano di consegnare al Presidente Roosevelt una lettera dell'ufficiale ucciso contenente la denuncia delle collusioni dell'esercito americano con la mafia; c) la nomina di don Calò, capo mafia di Crisafulli, come sindaco del paese, che in uno sgangherato comizio annuncia ai paesani plaudenti la liberazione dal potere fascista e l'avvento della democrazia e della libertà.

Tre film, tre modi diversi e complementari di raccontare la caduta del regime fascista. Ma le cronache dicono che il 25 Aprile, anniversario della Liberazione dal nazifascismo, è ancora oggetto di manifestazioni controverse e divisive, anche ad opera di Ministri in carica. Luigi Di Maio e Matteo Salvini, per celebrare la ricorrenza hanno scelto città geograficamente lontane, Milano e Corleone, e lasciano intendere che alla distanza spaziale corrispondono significative diversità culturali e politiche, dimentichi entrambi del fatto che l'una e l'altra manifestazione celebrano il medesimo evento, limpido in un caso nei valori di riferimento e lineare nelle prospettive future, profondamente ambiguo nell'altro caso e capovolto nel suo contrario, tuttora bisognoso di essere sottoposto al giudizio della storia, e passato al vaglio di una severa puntualizzazione politica. Anche a costo di celebrare il 25 aprile a Corleone".

Gabriele Uras - già dirigente scolastico, Cagliari

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