«Cara Unione,

in questi giorni leggo tante notizie sulle aggressioni dei cani nei confronti dei bambini, qualcuna finita nel più terribile dei modi.

Sotto accusa c’è una particolare razza, il pitbull. Io ne ho uno, maschio, che ha quasi tre anni. È un cucciolone, dal carattere buono, cresciuto nel rispetto del suo essere ed evitando che prendesse abitudini sbagliate. Lo considero quello che è: un cane.

L’ho preso in continente, era stato abbandonato insieme ai suoi fratelli. Tutta questa premessa per dire che, pur pensando di conoscerlo come le mie tasche, non mi sognerei mai di lasciare che gli estranei, soprattutto bambini, si avvicinino a lui. Vive d’istinto, non può ragionare come gli uomini. So che se sente qualcuno che urla entra in modalità “allarme”, così come quando vede qualcuno che corre. Durante le passeggiate è sempre al guinzaglio, si comporta bene, ha avuto anche un educatore che mi ha aiutato nei primi mesi.

Eppure lui, solo per il fatto di essere un pitbull, viene temuto. Per carità, è giusto che sia così. Io ho sempre avuto paura di tutti i cani non miei, di ogni razza, perché un volpino mi ha morsa quando ero piccola.

Avere una sorta di “patentino” per possedere un pitbull? Io sono anche disposta a fare un corso, però a una condizione: che lo faccia chiunque. Detenere un cane è una responsabilità, non ci si improvvisa. Prendi un cane? Ok, ma devi sapere cosa significa. Proposta inaccettabile? Per molti sì.

Grazie».

Lettera firmata*

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