O ra che abbiamo finalmente smesso di ridere a quattro ganasce per la proposta dell’onorevole Fabio Rampelli di infliggere multe dai cinquemila ai centomila euro a chi usa parole straniere in atti pubblici, facciamo un giro di conti prendendo a campione l’attività parlamentare dell’onorevole Rampelli Fabio. In un’interrogazione del 2 febbraio dell’anno scorso costui ha usato la parola “partnership” in luogo di alleanza commerciale. Il 23 marzo del 2018 era particolarmente esterofilo e in una proposta di legge sull’accesso ai corsi universitari ha scritto “test”, “hub” e “quiz”. Nella mozione 1-00485 del 18 maggio 2021 ha usato due volte la parola “asset” (“risorsa” forse non gli piace da quando Boldrini ha accostato questo sostantivo ai migranti) e ha citato una volta anche l’orrido “stakeholder”. Poco dopo, il 6 giugno, nella mozione 1/00491 su Alitalia ha ammonito la Camera a non “svilire il business” e poi giù una raffica di anglismi decisamente non necessari: low cost, manager, dumping, co-marketing, catering e nuovamente asset.

Anche tenendoci sul livello minimo della sanzione saremmo già a 75mila euro di sanzioni, e questo dopo aver dato solo uno sguardo rapido e superficiale alla sua attività. Onorevole, andiamo avanti o la pianta lei?

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