L’ indignazione per il cafonazzo che ha chiesto un selfie a Maria De Filippi ai funerali di Costanzo induce poche ma trascurabili considerazioni. Intanto: il presunto popolo del web ha un sistema emotivo binario. Applausi commossi (soprattutto ai funerali, anche a quelli dei geometri) oppure indignazione, appunto. Eravamo melodrammatici, siamo diventati poco più che dei semafori.

Inoltre: il gesto è stato brutto, ok, ma tutto questo rutilare di esclamativi, tutto questo arsenale di scomuniche, tutto questo moralismo da tinello in un paese che tracanna la cronaca nera come una tisana e guarda a ciglio asciutto i poveri cristi affogare a decine sulle nostre coste fa spavento.

Infine: moltissimi italiani hanno imparato a cedere con disinvoltura pezzi di intimità in cambio di droga leggera (qualche approvazione sui social) o pesante (qualche minuto di visibilità su un canale nazionale). Non lo hanno imparato dalla radio né dai giornali ma dalla televisione commerciale. Non è che tutto deve diventare un apologo o una nemesi, e dire che quello sgarbo a Maria De Filippi sta bene sarebbe brutto quanto lo sgarbo in sé. Diciamo solo che questo disarmato culturale che si è preso l’oltraggiosa confidenza di chiederle il selfie magari sarà uno che a forza di sentir parlare di Amici di Maria avrà pensato che per la proprietà transitiva Maria fosse un’amicona sua.

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