S offiano venti di guerra mondiale: lo si dice negli alti consessi internazionali e, scendendo nella scala della competenza e delle idee, nei bar dello sport: dove con animosità si discute di strategie campali e geopolitiche con lo stesso linguaggio dei tifosi prima di una partita di pallone. La gente comune si sta avvezzando all’idea di uno scontro globale e ne parla, tra un bitter e uno spritz, come se la cosa riguardasse un altro pianeta. Come se fosse a teatro in attesa che si alzi il sipario. Certuni, quelli che governano le grandi e le medie potenze, minacciano la guerra totale. Coloro che si dichiarano pacifisti a ogni costo ne fanno un sottinteso nei loro appelli. L’Onu, che dovrebbe adoperarsi per scongiurarla, la alimenta con decisioni e provvedimenti che attizzano le braci. Sembra di assistere a uno scontro tra alcuni matti e molti stupidi. Di queste tipologie umane fece una rappresentazione beffarda Umberto Eco: «Il matto lo riconosci subito. È uno stupido che non conosce i trucchi. Lo stupido la sua tesi cerca di dimostrarla, ha una logica sbilenca ma ce l'ha. Il matto invece non si preoccupa di avere una logica, procede per cortocircuiti». Anche oggi, come già in passato, matti e stupidi si fronteggiano. Stanno giocando una partita a poker con rilanci e bluff. Nel piatto, però, al posto dei gettoni ci sono missili e bombe.

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