P roviamo a riepilogare: sabato a Mestre un immigrato moldavo aggredisce e cerca di rapinare un’immigrata colombiana. Lei urla e accorrono due ragazzi di un centro sociale, il Rivolta: sventano la rapina ma uno di loro, Giacomo “Jack” Gobbato, 26 anni, viene pugnalato a morte dal moldavo, che fugge e tenta subito un’altra rapina, stavolta a una turista giapponese. Un uomo gli urla: “Fermo, polizia”. In realtà è un immigrato albanese, armato solo di coraggio. Fa quel che può e intanto arriva una pattuglia, che arresta il rapinatore. Intanto la donna colombiana ha visto l’ambulanza portar via Jack e corre in ospedale per informarsi. Quando le dicono che è morto, i sensi di colpa la sommergono: se non avessi urlato, dice, non avrei la borsa ma lui sarebbe vivo. A consolarla sono i ragazzi del Rivolta, che sono lì a piangere il loro compagno. Il fatto non viene commentato molto dai politici: forse è troppo complicato, non solo da tutte quelle nazionalità. Ma in serata Daniela Santanché, per molti la Crudelia De Mon di una destra che guarda male immigrati e centri sociali, dice: «Non interessa chi sia l’assassino. È Giacomo Gobbato l’unico che meriti di essere ricordato. Rendiamo omaggio a questo ragazzo, un italiano vero oltre ogni ideologia, un eroe». A noi piace molto quando la realtà supera la fantasia, ma è già bello quando supera i pregiudizi. Di tutti.

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