«C risto è risorto, Satana è tra noi». Diana Iovanovici-Sosoaca atterra all’aeroporto di Bruxelles portandosi appresso due preti ortodossi e urla questo messaggio pre-apocalittico. Attirata l’attenzione di una piccola folla, annuncia che nel parlamento europeo «si terrà una cerimonia per eliminare Satana dal’Eurocamera infestata dal demonio». Il giorno dopo entra nel Palazzo seguita da un pope in paramenti sgargianti. I due si raccolgono in preghiera e intonano un inno sacro, poi il prete impartisce una benedizione all’aula e ai presenti. Diana Sosoaca, 49 anni, avvocata, fervente cristiana con tre mariti alle spalle, fino a poco tempo fa era conosciuta soltanto in Romania, sua terra natale. Nel suo curriculum c’è un seggio da senatrice a Bucarest conquistato come esponente dell’ultradestra romena. Più volte sospesa per indisciplina parlamentare, è migrata a Bruxelles. Dal luglio scorso è eurodeputata. La sua missione è difendere il cristianesimo dagli assalti islamici. A Strasburgo, in occasione del discorso inaugurale della presidente Ursula von der Leyen, ha ostentato due icone sacre e indossato una museruola. Scortata fuori dall’aula ha profetizzato tristi destini per l’Europa scristianizzata. I suoi colleghi l’hanno definita folle. Ma, parafrasando il Polonio dell’Amleto di Shakespeare, domandiamoci: e se ci fosse del buonsenso in questa follia?

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