I l caso dell’insegnante che dei 20 anni di servizio ne ha lavorato 4 è lo scandalo che richiamando i presunti “fannulloni” di brunettiana memoria scivola nell’ingiusta generalizzazione. Ribadito che i diritti sono sacrosanti e i doveri non da meno, la Corte dei conti chiarisce il concetto. Nel 2022 su una platea di 3,2 milioni di lavoratori sono stati avviati 10.707 provvedimenti disciplinari; 8.175 sono stati conclusi e di questi solo 1663 hanno portato a sospensioni, quasi tutte inferiori ai 10 giorni. I licenziamenti sono stati del 13 per cento in più dell’anno precedente, percentuale apparentemente grande che rapportata ai numeri è niente: 491, lo 0,015 per cento. Le questioni che riguardano il pubblico impiego sono altre: leggi vecchie e contorte, burocrazia elefantiaca, organici&disorganici, promozioni e progressioni non sempre per merito. La fantasia fa il resto: si è passati dall’autoregolamentazione al “compenso incentivante” e alla “retribuzione di risultato”. Premi contrattualizzati in proporzione alla mansione svolta e ai risultati raggiunti rispetto agli obiettivi fissati dopo un confronto tra le parti. Non ci voleva un genio per capire che sarebbero andati a dama (senza sudare) 99 lavoratori su cento. In questo grigio sono “tutti bravi”, l’unico non meritevole con tanto di certificato che lo garantisce chissà quale merito nasconde.

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