A nche Joe Biden ha epurato Cristoforo Colombo. Si è accodato agli iconoclasti furiosi che ne abbattono le statue ritenendolo causa motrice delle rapine e dei massacri dei conquistatori europei. Non fu il primo a sbarcare nelle terre al di là dell’Atlantico; il leggendario vichingo Erik il Rosso lo precedette di cinquecento anni. Ma fu il primo che ebbe coscienza di avere scoperto un nuovo continente. D’ora in poi, per decisione di Biden, condividerà il Columbus day con i nativi americani; e il suo nome scomparirà dalle cronache annuali. Umiliazione postuma per colui che, salito sugli altari della Storia, fu proposto per ascendere anche agli altari della fede cattolica: dopo tutto Cristoforo significa portatore di Cristo. Colombo è una delle tante vittime della demenziale “cancel culture”, secondo cui il passato va letto e giudicato inforcando le lenti di una pulizia etica retrospettiva. Biden per perpetuare la propria memoria è ricorso all’espediente di affiancare il suo nome a quello di Colombo. Altrimenti nulla avrebbe da tramandare ai posteri: nemmeno il suo fascino liftato, immagine deformata del sex appeal della sua vice Kamala Harris. Per equità dovrebbe epurare anche Amerigo Vespucci, da cui deriva la parola America. Che, per cancellare l’ignobile passato, dovrebbe cambiare nome.

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