P aolo Gentiloni lo spione. Il commissario europeo per gli affari economici e monetari lo ha sempre saputo, ma fino a poco tempo fa aveva mantenuto il segreto. Per misteriose convergenze astro-politiche ora gli si è sciolta la favella. “Nelle vene di Bruxelles”, ultimo libro di Paolo Valentino, compare una sua clamorosa spiata: i 291,5 miliardi del Pnrr assegnati all’Italia sono l’esito della spartizione della torta fatta da un algoritmo. Sull’ex premier Conte Giuseppe, che si era attribuito il merito di avere portato a casa quella montagna di soldi, si è abbattuta la mannaia della verità. Che fosse una spacconata, conoscendo l’uomo, era intuibile. Ora è dimostrato. Lasciamo i duettanti Gentiloni-Conte alle loro schermaglie, più cabarettistiche che politiche. Focalizziamoci piuttosto sulla nostra beneamata Ue e domandiamoci se dobbiamo gioire o rabbrividire. Domandiamoci se stiamo ubbidendo ad altri algoritmi, come certe decisioni e leggi irragionevoli fanno supporre; domandiamoci se al posto di Ursula e dei suoi commissari stia agendo, a nostra insaputa, un’intelligenza artificiale, una mente glaciale, che mancando di ragionamento e intuizione segue logiche astratte e propone piani irrealizzabili. Alla luciferina perfezione di Sua Divinità Algoritmo preferiamo la limitatezza umana dei politici. Anche se si chiamano Paolo Gentiloni o Conte Giuseppe.

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