O rmai se non sai almeno un po’ l’inglese sei fuori dal tempo. Nonostante il cinese sia la lingua più parlata al mondo (capirai, sono un miliardo e mezzo di persone), l’idioma che dalla perfida Albione si è diffuso in tutto il pianeta è universalmente accettato come lingua internazionale.

Peggio di non parlarla, è non conoscerla e cercare di parlarla affidandosi all’antica arte dell’arrangiarsi. Così è capitato all’ex governatore della Sicilia, Totò Cuffaro. Voleva citare Martin Luther King, l’attivista per i diritti degli afroamericani che, in un discorso tenuto il 28 agosto 1963 davanti al Lincoln Memorial di Washington, pronunciò una frase diventata celebre: «I have a dream», tradotto: «Ho un sogno», quello di vedere finalmente riconosciuta pari dignità agli afroamericani, all’epoca vittime di razzismo. Cuffaro, preso dalla foga di non so quale discorso, ha storpiato il detto in un ridicolo «I am a drink», ovvero: «Io sono un drink». In realtà il drink gli è andato di traverso o gli ha dato alla testa. Un tempo gli storpiatori della lingua (ricordate il fantastico “Noio vulevan savuar”?) come Totò e Peppino facevano i comici e non i politici.

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