L a piazza per Salvini è come il botulino per Valeria Marini o la fragilità per Lapo: se manca non c'è trippa. I sondaggi concordano nel dare la Lega in calo, per qualcuno solo quattro punti la separano dal Pd. L'impressione è che Matteo, oltre ad aver sottovalutato lo spirito di squadra che in periodi di emergenza segna la differenza tra un leader e Zenone il santone, tra chi rompe e chi costruisce, si sia ritrovato nudo nelle piazze vuote dopo aver costruito su quelle piene le fortune sue e della Lega. Per Matteo la piazza non è mai stata l'Agorà dell'antica Grecia, deputata all'ascolto e alla proposta, ma luogo dove ringhiare, abbaiare e azzannare. Adesso che il coronavirus l'ha congelata gli manca l'aria, traballa e sballa dichiarazioni a palla. I sondaggi si ammosciano mentre volano quelli di Luca Zaia, otto veneti su dieci lo rivoterebbero. Il governatore leghista del Veneto è l'esatto opposto del sovrano di via Bellerio. Zero polemiche, qualche frecciatina al momento giusto e mai al veleno, dissente ma sempre con garbo da Conte e ha gestito come pochi la vicenda coronavirus. Alle piazzate sguaiate contrappone il rigoroso silenzio dei fatti e un pragmatismo apprezzato non solo a destra. La partita se la giocheranno in casa, Prosecco Zaia vs. Mojito Salvini. Chi perde esce dal giro.

ANTONIO MASALA
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