Sempre giovane
Caffè Scorretto
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S ono le ore 21 del 6 ottobre 1924: esattamente cent’anni fa. Nell’ammezzato di un palazzo romano nasce Uri, Unione radiofonica italiana. Ne dà l’annuncio Ines Viviani Donarelli, una brava violinista che per l’occasione veste i panni dell’annunciatrice. Emesso il primo vagito, dalla neonata radio italiana si diffonde la musica del primo e del secondo tempo del quartetto opera 7 di Haydn. È l’inizio di una vita meravigliosa. All’età di tre anni e mezzo Uri cambia identità e diventa Eiar, Ente italiano audizioni radiofoniche. Il regime fascista ne intuì le enormi potenzialità e ne fece il megafono della sua propaganda. Nel 1944, al compimento dei vent’anni, abiurò il suo passato assumendo il nome Rai. Nel 1954 nacque sua figlia Televisione, che con la prepotenza dei giovani, tentò di mandarla all’ospizio. Pur coabitando negli stessi palazzi, radio e Tv vissero a lungo da separati in casa. Poi prevalse il legame di sangue, e madre e figlia collaborarono integrandosi. La radio vive oggi una seconda giovinezza. Si nutre di parole, che le immagini non sono riuscite a soppiantare. Le immagini non vanno oltre sé stesse; le parole accendono la fantasia e rivelano ciò che non si vede. Le parole fanno miracoli, lasciano un’eco nell’aria e nella memoria; i loro suoni flagellano il silenzio, fanno magie, fanno prodigi. Come quelle della cara, sempre giovane radio.