N ell'ultimo mistero inglorioso si festeggia il grillino Di Maio. Il ministro degli Affari esteri ricorda quel contadino che sotto interrogatorio per un attentato contro la casa di un suo vicino, al capitano dei carabinieri dichiarò a verbale: «Non mi occupo di affari esteri». Si faceva gli affari suoi. Versione pirandelliana: “Sugnu nudda miscatu cu' nenti”, sono nessuno mescolato col niente. Luigi Di Maio è di quelli: sa ma non dice o, chissà, davvero non sa. Chiamato a riferire agli italiani se il suo (e nostro) Governo abbia trasferito soldi dalle nostre tasche a quelle di Al Shabaab per la liberazione di Silvia Romano, ha pensato di sbrigarsela così: «Non mi risulta», ovvero “non ne so nulla” o anche “ma non chiedetemi cose che non so”. Banale, imbarazzante. Signor ministro, non si discute sull'inevitabile e perciò sacrosanto pagamento perché la vita umana non ha prezzo anche se il prezzo non è lo stesso in tutte le parti del mondo, ma di quel dire e non dire che mortifica l'intelligenza degli italiani. Il gran cerimoniere Giulio Andreotti, che su certe questioni era insuperabile, non ha lasciato eredi; Giggino alla battuta e al ghigno ironico del divo Giulio abbozza il sorrisetto e l'occhietto parlante: niente rafforza l'autorità quanto il silenzio. E chi tace comunque spaventa.

ANTONIO MASALA
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