F inalmente. Gigi Di Maio è sbarcato nel Golfo Persico e ne ha preso possesso. La sua nave ammiraglia con le insegne della Ue e di Pomigliano d’Arco ha gettato l’ancora nelle acque petrolifere. L’attesa spasmodica delle cancellerie europee è terminata, il batticuore degli emiri si è placato. Ci attendevamo espressioni di gratitudine per avere egli messo a disposizione dell’Europa intera la sua preparazione tecnica e diplomatica; invece tutti a ridere. Compresi gli sparuti pentastellati sopravvissuti, che lo considerano un grillo spretato. Tutti a canzonarlo perché dopo il primo giorno di lavoro ha pubblicato un tweet in arabo, inglese e italiano. Ma che c’è da ironizzare? Mica poteva scriverlo in napoletano o in aramaico, lingue a lui più congeniali; i signori del petrolio, che sono musulmani, non glielo avrebbero permesso. Nel messaggio, tra altre frasi memorabili, due sono già diventate storiche. «C’è così tanto in gioco – scrive o fa scrivere – e così tanto da fare, attraverso un dialogo genuino e il rispetto reciproco. Per la nostra sicurezza e la nostra prosperità comuni». Nella versione italiana, come si nota, il periodare è spericolato. Perciò d’ora in poi, per evitare rischi linguistici, scriverà documenti e tweet soltanto in arabo. Gli hanno garantito che in quella lingua non ci sono i congiuntivi.

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