C orreva l’anno 2018, il 14 agosto crollò il pilone nove del Ponte Morandi di Genova, uccidendo 43 persone e costringendone altre 566 a sloggiare dalle proprie abitazioni. Si levò alto il grido dei grillini al governo: «Togliere la concessione a Autostrade per l’Italia». È la società della famiglia Benetton che aveva ottenuto l’esclusiva sulla rete autostradale italiana, una fabbrica di profitti finiti nelle tasche degli imprenditori trevigiani. Ora, però, il Governo ha usato il pugno di ferro e gliela ha fatta pagare. Infatti, dopo quasi tre anni di tira e molla, dichiarazioni roboanti, minacce di cause legali e pressioni, la punizione è arrivata: la rete autostradale italiana (che riguarda tutto il Paese tranne la Sardegna, così tanto per dire) ritorna nelle capaci mani dello Stato. Ah sì, dimenticavo un particolare. Ai Benetton sono andati seicento milioni di euro di risarcimento. Soldi versati dalla Cassa Depositi e Prestiti, ovvero, prelevati dalle nostre tasche. Non solo. Due settimane fa un funzionario del ministero dei Trasporti, in audizione davanti all’apposita commissione del Senato, ha ammesso che solo il 5% dei ponti e dei cavalcavia autostradali è a posto. Il restante 95% è da ristrutturare. E così, i Benetton si sono intascati seicento milioncini e allo Stato hanno lasciato le rovine da rimettere a posto. Un colpo da maestri.

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