Si è dato la zappa sui piedacci, sentenziarono i radical chic leggendo Vannacci: se in un unico libro pesti su neri, gay, verdi e liberal, poi non ti resta nulla da dire.

Capalbiamente certi del cessato pericolo, ieri si saranno strozzati con la tartina scoprendo che il nostro ha già in canna un’altra opera, stavolta sui pericoli dell’auto elettrica. E se già questo apre un filone promettente (restano da sventare le minacce della bici elettrica, del monopattino elettrico, dello spazzolino elettrico e dello svirilizzante blu elettrico, caro agli armocromisti de sinistra) ci sono tanti altri titoli di cultura-generale che il nostro, mentre coccola l’enigma della sua candidatura alle europee, sfornerà a breve per svelare agli italiani alcune sane verità censurate dal politicamente corretto. Eccone una raffica in anteprima: “Appena le assumi si fanno subito un bambino così poi ne devi pagare pure un’altra”; “Le quattrostagioni non esistono più (pizza all’ananas e unioni gay, assedio all’Occidente)”; “Un annetto del tanto vituperato servizio militare ti insegnava la disciplina e pure a farti il letto” (seguito di “E tutto il resto è naja”) e la struggente ballata mitteleuropea “I tedeschi, mannaggia, digli quello che vuoi ma le macchine le sanno fare”. I più pazienti a fine anno li troveranno raccolti nel volume-strenna “Un tempo qua era tutta campagna. Elettorale”.

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