I n un mondo di malus il Paese vive di bonus: quarantaquattro col resto di due già in pista per il rilancio. In quest’ultimo triennio (2020-2022) i contabili quantificano il costo per lo Stato in 113 miliardi di euro, una cifra pazzesca che ha fatto schizzare il debito pubblico di 21 punti percentuali di Pil. Certo sarebbe ingeneroso sostenere che sono stati (e ancora sono) soldi gettati al vento, non tutte le migliaia di persone che l’hanno ricevuto meritano un giudizio che suonerebbe persino offensivo. Non è giusto ma sarebbe anche ingiusto negare che parecchi sussidi sono stati erogati a chi non ne aveva alcun bisogno e altri per “incassare” consenso politico. L’elenco dei bonus è sterminato: tende da sole, ascensori, caldaie, mobili e infissi, restaurare casa, per animali domestici, bolletta acqua-luce-gas, internet, trasporti, Tv con decoder, psicologo, sport, alberghi, pubblicità, auto, scooter, oltre gli 80 euro di Renzi saliti a 100. E non basta. La Regione Lazio ha fatto da apripista votando la legge che anticipa il rimborso di parte dell’Iva sugli assorbenti, da noi la Regione Sardegna come la Caritas: chiedete e vi sarà dato. Prima c’era la piena del Covid adesso c’è l’Ucraina, domani ci sarà l’aumento dei tassi finché ci sarà da uscire in mare aperto con i bonus che sgonfiano lo Stato e non gonfiano le vele dello sviluppo.

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