S cusate se questa volta parliamo di noi. In un paese della Marmilla c’è un bambino autistico che nei due anni di elementari ha cambiato cinque insegnanti di sostegno; quello di “ruolo” era in congedo e in questi due anni a scuola non si era mai visto. La mamma ci scrive: “Mio figlio sta soffrendo tantissimo, cambiando ogni tot di giorni insegnante, non parla, entra in crisi e si agita tanto. Vi scrivo per far conoscere la mia storia e per poter tentare di risolvere la questione”. Ci proviamo, raccontiamo il fatto. Dopo qualche giorno arriva la bella notizia: “Sono lieta di annunciarvi che la maestra dopo un anno e più è rientrata. Serviva l’articolo. Grazie”. Non interessa sapere se l’articolo è servito o se i tempi erano comunque maturi per il rientro dell’insegnante. Ci piace invece credere che anche nei tempi dei social e delle fake news per strappare lustrini e cadreghe, di realtà e finzioni, c’è chi si prende cura dell’altro dando voce a chi non ne ha. E c’è chi, come la mamma del bambino, ricorda a tutti il valore che racchiude un grazie. Le parole dei giornalisti, si dice, sono scritte sull’acqua: non sempre. Nel tentativo di fermare nel volto di un bambino il tempo che sfugge basta un grazie per immaginare che qualcosa resta. E che non siamo fuori corso.

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