Pepite nascoste
Caffè Scorretto
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«P erché devo andare a votare?» si è domandato a voce alta un attempato, distinto signore mio occasionale vicino di bancone in un bar di Cagliari. Ci siamo guardati e ha ripetuto: «Perché?». Poi ha pagato il prezzo del suo caffè e, mentre usciva, sottovoce ha soggiunto: «Non vado più a votare. Il voto non è una soluzione». È vero, dalle urne non escono miracoli; le urne non trasformano i nani in giganti. Talvolta accade persino il contrario, ai nani subentrano i nanerottoli. Un fenomeno sempre più ricorrente da quando si sono estinti gli incautamente deprecati politici di carriera; da quando non ci sono più partiti veri e propri come li conoscemmo in passato. Secondo una demagogia venefica chiunque può amministrare la cosa pubblica, anche se è privo di qualità specifiche, cultura adeguata, capacità comprovata. Si confonde la politica da salotto con l’azione politica. Chiunque può, o forse deve, fare politica; non tutti però possono fare i politici. Altrimenti uno vale uno e Di Maio vale Draghi. Fra tre giorni in Sardegna andremo a votare. I nomi che le liste propongono sono per lo più oscuri. Se nell’oscurità si nascondesse qualche pepita che brilla, scopriamola, scegliamola, valorizziamola. Nelle urne si è rifugiata l’ultima speranza. Se è vero che un buon politico è raro, anche un buon elettore è raro quanto un buon politico.