S ono cittadino italiano, pago le tasse e che io sappia incensurato. Fragile, a volte confuso e pieno di “non so”. Navigo tra il “signor G” di Gaber e il “signor nessuno” che ha votato cinque sì al referendum sulla Giustizia anche se non si è capito perché separando le carriere e riformando il Csm, la Giustizia possa migliorare. Comunque sia mi sono fidato più che di Matteo Salvini della ministra Marta Cartabia, una che non sa di inciuci e che di queste cose ne mastica. Poco dopo ho capito che il voto in questo, come in tanti altri referendum, vale mezza cicca. La riforma comunque si farà anche se mutilata dei tre quarti tributati alla politica del compromesso e tolti al cittadino. Cioè: tempi sopportabili, una giustizia giusta e severa quando serve, ma con l’umanità invocata da Piero Calamandrei per il ladro di una mela. Infine chi sbaglia a raffica paghi e sconti la penitenza nell’unico modo possibile nella patria del diritto: cambiando mestiere, non il domicilio magari con la promozione. L’azione penale è obbligatoria ma non credo sempre e comunque, il che sottintende “dipende” se la notizia del reato è fondata e regge il peso delle indagini che vanno sempre approfondite prima di aprire un processo o addirittura le porte del carcere. Meglio che manchi il pane che la giustizia anche se da qualche tempo scarseggiano l’uno e l’altra.

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