M i è stato fatto notare che Giuseppe Conte è tra i vincitori delle elezioni politiche. Una puntualizzazione che dovrebbe indurmi a ritrattare la mia analisi dei risultati elettorali avendo io considerato il Movimento 5stelle tra gli sconfitti. Invece, secondo certuni, avrebbe ottenuto un successo clamoroso. Bisogna mettersi d’accordo sul metro di giudizio che si vuole adottare. Una valutazione deve partire da elementi certi, non da dati ipotetici come, per esempio: perdere meno del previsto equivale a una vittoria. Le elezioni politiche del 2022 vanno quindi comparate con quelle del 2018. Da questo confronto si deduce che il Movimento di Grillo ha più che dimezzato i suoi consensi: dal 32,7 al 15,3. Allora, indiscutibilmente, vinse; oggi, indubbiamente, ha perso. Allora conquistò il governo, oggi abbaia ai Meloni. Rispetto a prima non è più forte ma più debole. Quando si affidarono alle cure dell’avvocato del popolo issandolo come un pennone su Palazzo Chigi i Cinque stelle erano il primo partito in Italia, oggi sono il terzo. Erano il perno delle maggioranze che si alternarono al governo, ora stanno all’opposizione. Se questo equivale a vincere vuol dire che non si perde mai. È un espediente furbesco: basta farsi dare per morti prima delle elezioni e poi gridare vittoria se se ne esce moribondi.

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