I calciatori con la Sindrome di Down giocano: il campo è l’intera Cagliari, ad ogni tiro si cambia rione. La palla si ferma sotto la suola di un mocassino. C’è tensione: l’uomo col piede sul pallone guarda i ragazzi immobili. Uno grida «passa!», ma niente, e lo affronta: «Ma tu non sei Giggirriva?». E lui, arrogante: «Sì, e allora?». «Allora potevi passare la palla», ribatte il ragazzino scocciato, che la preleva da sotto la scarpa dell’Hombre Vertical. Riprende il gioco, Riva è da solo: «Ragazzi… scusate… non gioco da molto». Ma Gigi Riva lo era rimasto.

Pochi hanno saputo raccontarlo nella sua disponibilità e modestia, quanto quello spot del poetico attore-regista cagliaritano Jacopo Cullin. E l’Hombre, fuori dal campo addirittura più grande, con quello spot si mise volentieri al servizio degli Special Olympics.

Riva e i minatori, Riva e gli svantaggiati, Riva e i sardi. Dove c’era da aiutare, mai è mancato. Anni fa capitò di intervistarlo per un articolo da affiancare a quello dedicato ai danni della sigaretta. Confessò che fumava anche la notte prima della partita: farlo ma giocare come lui, può riuscire solo a una divinità del ramo. Richiamò un’ora dopo: «Non voglio essere di cattivo esempio per i ragazzi: nell’articolo, fammi dire anche che fumare fa male, altrimenti è scorretto». Proprio come dovrebbe essere questo caffè. Ma non su Riva. Non c’è modo, con Riva.

© Riproduzione riservata