C apita spesso di sentire qualcuno lamentarsi per lo stress che gli infliggono le notizie delle atrocità russe. E altrettanto spesso la risposta, costruita alla sarda per darle più sapore, è un ineccepibile “Eh, che già stanno peggio gli ucraini”.

Verissimo, ci metterebbe la firma pure un analfabeta per stare da questa parte d’Europa a preoccuparsi per il caro carburante piuttosto che dall’altra a veder crepare di fame o di bombe i figlioletti. Però non sottovalutiamo neppure la nostra angoscia.

Vogliamo dircelo? Stiamo male. Incalcolabilmente meglio degli ucraini ma molto peggio di come la scorsa estate pensavamo che saremmo stati in primavera. Abbiamo paura che scoppi la terza guerra mondiale, o che la crisi ci mangi il lavoro, i risparmi, il futuro.

Stiamo male e ne abbiamo motivo e diritto.

Il senso di colpa è il primo nemico del senso delle proporzioni: se accoglieremo la nostra fifa e la nostra sofferenza vedremo le cose più chiare. E potremo fare meglio la nostra particina. Anche ricordando con modi civili al conoscente snob che fa il terzista fra la Nato e Mosca che ad uccidere Boris Romanchenko, scampato ai lager per morire sotto le bombe a 96 anni, è stato Vladimir il denazificatore. Qui da noi per ora il campo di battaglia sono le coscienze, perciò nervi saldi e non abbiamo paura di aver paura.

Siamo umani, modestamente.

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