I l profondo sud salverà il profondo nord. Parola di Giuseppe Conte, che evidentemente ha una visione rovesciata dell’Italia. Rimessosi a lucido per poter brillare come stella polare nel firmamento dei grilli, sta programmando il futuro del Paese. Si comporta come un monarca in esilio in attesa che l’usurpatore sia scacciato dal trono. Per fare conoscere al colto e all’inclita il suo progetto ha scritto una lettera al Corriere della Sera. Nella quale, dopo avere ammesso che «il Movimento ha commesso degli errori», promette: «Con il nuovo corso porremo rimedio. Visiterò grandi città e piccoli paesi per ascoltare la voce dei cittadini». Madonna pellegrina dispensatrice di miracoli, il primo lo farà a Milano «dando priorità a quei duecentomila (sic!) bambini che vivono in povertà nella metropoli». Uno sfondone. Milano, gli hanno fatto sapere, ha solo 175mila bambini e i Martinitt sono pochi. Si è dimenticato che lui e Di Maio avevano abolito la povertà. O sottintende che l’ha ripristinata Draghi? Il potere, anche quello di capobanda dei grilli canterini, gli fa dare i numeri. Come quando sedeva, in una fase onirica della sua vita, a Palazzo Chigi. Il Conte vanesio, purché si parli di lui, le spara grosse. Forse, però, è solo una provocazione. Che noi, per accontentarlo, cogliamo al volo.

© Riproduzione riservata