D opo l’era della sostituzione tecnica (banchieri ed economisti al posto dei premier sfiduciati dallo spread) e quella della sostituzione etica (una mandria di pellegrini frementi di onestà-onestà al posto di ’sti magnaccioni che so’ tutti uguali) adesso in Italia c’è chi parla apertamente – a faccia grande, diremmo con un sardismo – di sostituzione etnica.

Lo fa un ministro in carica, Lollobrigida, che citandolo avvalora uno dei più fasulli, disgustosi e pericolosi feticci complottardi abortiti dall’estrema destra. Poi però precisa, ritocca, rincula e prende le distanze da questo schifo, e chi ha letto la sua intervista di ieri al Corriere ammetterà che ci sono dei passaggi netti. Lo schema è lo stesso di La Russa: prima si presenta in versione La Rissa e la spara grossa su via Rasella, poi si scusa e chiarisce.

E sarà ingenuità, sarà il disperato ottimismo di chi vuole vedere il bicchiere mezzo pieno, foss’anche di olio di ricino, ma forse questo è un bene. Piaccia o no, in Italia una subcultura fascista c’è ed è sempre più numerosa la popolazione che se la sente sottopelle ed è stanca di dissimularla. Meglio che qualcuno le dia voce e poi si scusi, ne condanni gli aspetti più devastanti e la esorcizzi, piuttosto che ignorarla in modo sornione mentre cresce e si gonfia fino a quando non avrà più complessi.

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