Mani pulite
Caffè Scorretto
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D omani va in pensione il procuratore di Milano Francesco Greco e già ieri sui giornali si diceva che è questo, più di qualunque processo e di qualsiasi sentenza, a chiudere Mani Pulite. Chi ama i paradossi, o almeno le coincidenze, noterà che questo accade quando finalmente abbiamo tutti le mani pulite, coi dispenser di detergenti che ci accolgono al lavoro, nei bar e ovunque.
È una delle piccole novità che il Covid ha introdotto nelle nostre esistenze, insieme a quelle grandi e solenni come il bollettino dei decessi, la ressa nei pronto soccorso e la crisi dei consumi, il vaniloquio dei complottisti e l’insofferenza dell’ampia maggioranza Sì Vax, che a volte fatalmente vira verso l’intolleranza.
A leggerla come fenomeno di costume, e non solo come norma igienica, questa continua disinfezione ha un effetto: tutti coloro che frequentano un certo ufficio, un determinato bar o la tale azienda hanno lo stesso odore sulle mani. A volte è un profumaccio chimico, a volte è un sentore duro di acquavite. Ma chiunque varchi un certo ingresso, dall’amministratore delegato all’usciere, ha le mani che olezzano alla stessa maniera. Sarebbe bello se fra anni, ormai ognuno col proprio odore sulle mani, incappando in un certo detergente, quel sentore di lavanda o di alcol ci evocasse questi giorni come un ricordo remoto, uno spavento passato.