B eppe Grillo è un fenomeno. Da baraccone. Indubbiamente è stato un grande, ottimo buffone delle scene cabarettistiche e televisive. Un guitto dallo sguardo luciferino attraente e coinvolgente. Dal palcoscenico ha fustigato politici, boiardi di Stato, banchieri, istituzioni e l’alta finanza. Poi, in un’Italia momentaneamente in stato confusionale, ha scalato il potere e, incredibilmente, c’è riuscito. A mo’ di sberleffo ha insediato a Palazzo Chigi il quisque de populo Conte Giuseppe circondandolo di tanti Toninelli. I grilli saltavano da un ministero all’altro, Casalino faceva il Richelieu del Conte-Sole, tutti sognavano a occhi aperti. Finché Matteo Renzi li ha svegliati. Il Movimento intanto era diventato bicorne. Un corno si sente padrone, l’altro non vuole essere il servo sciocco. Rifondiamo il partito: pensaci tu, dice il Comico all’Avvocato. Ma attento: alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai, come minacciava al termine di ogni avventura Tamarindo a sor Cipolla, mitici personaggi buffi del vecchio Corriere dei piccoli. Fine di un piccolo grande amore. Tra le truppe in disfatta Conte va a caccia di grilli da allevamento per il suo partito nascente. Beppe, che continua a sbeffeggiarlo, guardandosi allo specchio ha lanciato un ultimo “vaffa”. A sé stesso e ai Cinque stelle.

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