P iù che festeggiare l’inizio del nuovo anno sono portato a festeggiare la fine di quello che se n’è appena andato. Quando un intruso malefico se ne va bisogna gioire. Il bisestile 2024 non lascia rimpianti. Tra guerre spietate e insulse invocazioni alla pace, per dodici mesi ci ha tormentato. Abbiamo assistito a un’apparente, fittizia lotta tra il bene, che sta sempre in noi, e il male, che sta sempre negli altri. Dietro questi conflitti artefatti agisce un potere che ci sovrasta e che ha come propulsore un moto perpetuo di interessi economici, finanziari e geopolitici immorali. Per ora, comunque, sta vincendo il male, che per sua natura è diabolico; mentre il bene, che per sua natura è divino, sta soccombendo. Siamo in ansia, come nel finale di un film western quando si aspetta il trionfo del bene; che vincerà perché, a sua volta, è diventato diabolico. Potrebbe esserne protagonista un Clint Eastwood con le fattezze di Donald Trump. All’anno appena subentrato non chiediamo miracoli, non è in grado di farne. Auspichiamo, durante il suo breve regno, un po’ di rinsavimento. Che la parola “geopolitica”, di cui si fa uso e abuso per giustificare conflitti e misfatti, riacquisti il suo significato autentico uscendo dall’indeterminatezza. Altrimenti l’intelligenza umana decadente dovrà chiedere aiuto all’intelligenza artificiale rampante. Con tanti auguri.

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