L a storia di Giacomo Bozzoli, scappato mentre diventava definitivo il suo ergastolo per aver ucciso lo zio e gettato il cadavere nell’altoforno, per logica non può durare ancora molto: presto, magari già prima che siano pubblicate queste righe, verrà preso oppure si costituirà oppure troveranno il suo corpo.

Però già così è una storia notevolissima. Uno che si defila mentre la Cassazione decide se confermargli il carcere a vita, senza un carabiniere, un vigile o un barracello che lo tenga d’occhio; e lo fa con la compagna e il figlioletto di nove anni a bordo di una macchinina anonima come una Maserati Levante; e passando sotto tutte le telecamere urbane e autostradali possibili non se ne va nelle Isole Vergini o in Papuasia bensì in Francia, Paese Ue e Nato e in intensi rapporti di collaborazione poliziesca con il nostro, e si presenta in hotel con i suoi documenti; poi scarica la famigliola, la rimanda in Italia e fa rotta sulla Spagna; ecco, uno così dovrebbe dare da pensare a chi dice che siamo tutti controllatissimi e non puoi mandare un whatsapp o fare bancomat senza che qualche entità molto potente e sgradevole (il fisco, la spectre, il governo, Zuckerberg) lo sappia in tempo reale. Probabilmente viviamo ancora in un mondo più poroso, distratto e libero di quel che temiamo. Peccato che per ricordarcelo serva un ergastolano riluttante.

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