“I l rinvio è il momento significativo di ogni disegno riformatore”. Se l’assunto di Aldo Moro dovesse appartenere alla sinistra allargata al Pd, il tempo non scorrerebbe invano perché porterebbe Todde e Bartolazzi alla quadra per far ripartire la Sanità pubblica. I dubbi però superano la speranza che i sardi hanno perso, pazienza compresa; per dirla con il pensionato a 600 al mese” la sanità è moribonda” oggi più di ieri. Sul domani avevano scommesso ma finora niente di nuovo sul fronte cagliaritano della politica balbettante. Il Pd propone una riforma delle Asl, per l’Anci prima le fondamenta poi il tetto, le altre forze urlano al vento e i cittadini nel mezzo, compressi nella dignità e nelle finanze. Manca un’idea comune, il ritornello “non ci sono medici” è un disco rotto; l’alibi non regge più se è vero, come è vero per ammissione comune, che i camici bianchi sono attratti da Cagliari e Sassari senza che la politica si attivi, oltre le parole, per un’equa distribuzione delle scarse risorse. Tutto riporta a Dante: “nave senza nocchiere in gran tempesta”. Aspettando bonaccia e nocchiero, prevale lo “statu quo” canzonato da Giuseppe Giusti. “Quando tornò lo statu quo/feci baldorie, staccai cavalli/mutai le statue sui piedistalli/ E adagio adagio tra l’onde e i vortici/ su queste tavole del gran naufragio/gridando evviva, chiappai la riva”.

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