L o spoil system, letteralmente “sistema del bottino”, praticamente “bottino del vincitore”: metodo tanto criticato quanto praticato. Il primo avviso arrivò dall’Altissimo: “Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro”. Gli americani nel 1800 affinarono l’input evangelico con il sistema che impone il cambio degli alti dirigenti della pubblica amministrazione con un nuovo governo. In Italia lo spoil è legato all’ex ministro Bassanini e da allora così fan tutti, perciò non è il caso di gridare allo scandalo come son soliti fare coloro che, a destra come a sinistra, contestano la prassi dimenticando di averla usata e averne ampiamente abusato 24 ore dopo la vittoria, trascurando i meriti a beneficio della fedeltà contrabbandata per qualità. Chi ha servito dalle scrivanie in radica Christian Solinas non può ragionevolmente affiancare Alessandra Todde che ha programmi diversi. Ci soccorre la sanità pubblica. Se dieci sardi su dieci urlano “l’è tutto da rifare”, per dirla con Gino Bartali, i cambi delle strategie e dei manovratori sono da fare velocemente valorizzando i meriti e le capacità. Stop ai cortigiani, ai manager a gettone, ai reduci di tutte le battaglie politiche: perse. Ai mercenari, ai voltagabbana con l’occhio più rivolto al “particulare”che al bene generale.

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