A lla terza tornata delle carte giudiziarie “Open” che riguardano Matteo Renzi la Cassazione chiude la partita alla Rino Gaetano: nuntereggae più. Annulliamo i sequestri e finiamola qui. Troppo semplice, con Renzi succede di tutto: denunce contro i pm e richiesta, votata dal Senato, alla Corte costituzionale perché dica se i pm fiorentini sono inciampati sulla Carta. E scusate se è poco. Il punto non è quanta simpatia o antipatia ispiri il senatore ma il vento che spira tra le toghe e la politica. “Io difendo la politica”, urla Renzi, ci mancherebbe! Se ci sono reati ci pensino i giudici ma senza sparare nel mucchio o applicando la regola: “Colpirne uno per educarne cento”. Il ciclone purificatore scatenato 30 anni fa con Tangentopoli ha abbattuto con le piante malefiche anche quelle buone. Tocca forse agli uomini in toga salvare lo Stato? Va evitato qualsiasi condizionamento di chi ha il compito di indagare ma va segnalata anche una pericolosa tendenza al protagonismo. Troppe cose non tornano, non ultimo il “passaggio” con diffusione di una lettera di padre Tiziano al figlio Matteo: non si fa, soprattutto se niente ha a che fare con l’inchiesta. Ripeteva Tamarindo a Timbuktu nel Corriere dei Piccoli, “alla prima che mi fai ti licenzio e te ne vai”. Modi di dire anche se qualche volta, arrivati alla terza, sarebbe un bel modo di fare.

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