P unire piuttosto che prevenire è una logica scellerata. Ci scappa l’incidente con il monopattino? Assicurazione, casco e multone. Nei rave succede il finimondo? Eliminiamoli con la forza del decreto legge che indebolisce la ragione. Sono le quisquilie di Totò che fanno da schermo all’essenziale. Le statistiche più aggiornate dicono che negli ultimi dieci anni lo stato di emergenza “di rilievo nazionale” è stato dichiarato in 150 occasioni. In 135 per far fronte ad eventi meteorologici e gli altri conseguenti ad eventi sismici, ambientali, tecnologici, sanitari e per incendi. Troppe volte e tutte a caro prezzo. Il 90 per cento chiama in causa l’uomo che, anziché prevenire cementifica, disbosca, tomba ruscelli, costruisce strade a rischio e ponti precari. Sono 7 milioni i fabbricati in “zone ad alto rischio”, parecchi dei quali abusivi che chi doveva ha fatto finta di non vedere senza neppure pagare dazio a tragedia consumata. Storie già vissute, costate migliaia di vite umane oltre alla voragine scavata nelle finanze pubbliche. Il Paese paga errori, distrazioni, omissioni, speculazioni e imprevidenza. “Chi ha sbagliato paghi” raccomandava nel 1980 dopo il terremoto in Irpinia Sandro Pertini. Presidente: nessuno ha pagato allora, qualcuno oggi e a basso prezzo. Sull’insostenibile assenza della prevenzione, tutti d’accordo: a parole.

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