P ro chie campat e restat vivente, s’at a ammentare ’e s’annade ‘e acannu, ca est incalculabbile su dannu dae s’atolipische impertinente”. (Per chi campa e rimane vivo, ci sarà il ricordo di quest’anno, perché è incalcolabile il danno, procurato dalle cavallette impertinenti). Così sul palco nel 1947 il poeta di Banari Barore Sassu ricordava l’invasione di “s’atolipische”, la cavalletta “impertinente”, giusto per assonanza. Che questi insetti fossero “fastidiosi” e tremendamente dannosi 74 anni fa si può anche capire ma che ancora oggi lo siano, divorando tutto quello che le persone con sudore e fatica hanno realizzato è scandaloso. Non bisogna essere grandi esperti o tecnici regionali in agricoltura per sapere che basta intervenire quando gli insetti si trovano ancora nello stato larvale per prevenire l’invasione. Il problema è che in Regione scienza e assistenzialismo si evitano: l’una parla e informa, l’altro ascolta e non accoglie. Tranquilli si ristora, parola dell’assessore. Bene, purché sia veloce di sostanza chiedono i ristorati. Chi se ne frega più delle cavallette e dei danni tanto ci sarà sempre Cagliari, Roma o ancora meglio l’Europa che “pertinentemente” ristoreranno. E se l’invasione si ripete? No problem: ristoreremo perché assistere è sempre meglio che prevenire.

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