L a sinistra e il merito non vanno d’accordo. Il Pd e i suoi satelliti, compreso quello del Conte Grillo, sono insorti quando Giorgia Meloni ha abbinato quella parola al ministero dell’Istruzione. Eppure il fu Pci, da cui il Pd discende, considerava il merito una qualità indispensabile per valutare le persone: sia per fare carriera politica sia per ottenere le cariche pubbliche che il Partito poteva elargire. Chi non meritava era destinato all’anonimato: fazzoletto rosso al collo e via nella massa a sgolarsi in piazza. La scuola delle Frattocchie, “Istituto di studi comunisti”, era il centro di formazione politica e ideologica del Pci. Vi venivano iscritti, dopo accurata selezione, i predestinati. Soltanto chi meritava era accettato. Ne uscivano politici veri, che dopo quella scuola dell’obbligo finivano nei consigli comunali, provinciali, regionali e, i migliori, in Parlamento; oppure, a seconda delle tendenze, nei gangli del sottogoverno. Uno di loro riuscì persino a scalare il colle del Quirinale. Poi il Pci defunse. Gli eredi per un po’ vissero di rendita saccheggiando il patrimonio del de cuius. Quando i globuli rossi del Pci si mischiarono ai globuli bianchi dell’estinta Dc nacque il Pd: un partito mezzosangue. Che per spirito di sopravvivenza ora vorrebbe eliminare merito e meritocrazia.

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