La grande sete
Caffè Scorretto
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L a Sardegna è assettata di giustizia, di autonomia, di sanità e, tra le tante altre, di H2O: acqua, per le case e per i campi. La Regione in questi giorni ha rilanciato lo stato di emergenza: Roma forse nominerà un commissario straordinario che forse accrediterà qualche soldo per studiare un piano che forse aumenterà il volume di invaso nelle 34 dighe e forse sistemerà le condotte colabrodo che perdono oltre la metà dell’acqua che viene immessa in rete. Il “forse al quadruplo” ci sta, il dubbio dovuto all’esperienza è più che legittimo. Le cronache parlamentari di settant’anni fa riportavano l’intervento del senatore nuorese Antonio Monni sull’opportunità di approvare un provvedimento per accordare cinque miliardi di lire per la trasformazione del bacino del Liscia. Bocciato, economia alla goccia. Negli anni, con la nuova diga sul Tirso, sono stati realizzati altri invasi ma la situazione resta critica. Prendersela con Roma “siccitosa” non è sbagliato ma non è neppure ingiusto segnalare la grave forma di miopia di cui la Regione soffre: oltre l’emergenza e Abbanoa le si appanna la vista. Acqua ti chiediamo e non quarti di bue, urlavano al dio della pioggia i pastori di Orgosolo, e gli agricoltori del Campidano uscivano in processione per chiedere la grazia. Oggi la Sardegna si affida al diritto ma ricordando il passato non trascurerei le intercessioni.